Sarà inaugurata domenica 30 aprile alle 19,30, all’interno di Palazzo Imperiali a Latiano, la mostra fotografica MATER della fotografa Luciana Trappolino.
Si tratta di un viaggio tra le mamme e i propri bambini di tutto il mondo, in un’ottica di conoscenza, di inclusione e integrazione, che diventa messaggio non soltanto politico, ma di fraternità condivisa.
MATER guarda alle realtà provenienti dal Sud del Mondo, dai quei territori che incarnano le geografie esistenziali delle «periferie », offrendo un percorso di conoscenza attraverso uno sguardo fotografico sulle donne e sulla loro condizione di madri, nel rispetto delle diverse culture e tradizioni.
La mostra, presentata dall’Amministrazione Comunale, attraverso l’Assessorato alla Cultura, si concluderà con un secondo evento il 14 Maggio in occasione della Festa della Mamma.
La serata dell’inaugurazione vedrà tra gli ospiti Josephine Ajuoga della comunità Kapuesha di Nairobie Miriama Kamara, mamma in fuga da Sierra Leone a Helsinki.
Chi è Lucia Trappolino.
Nata ad Orvieto il 15 Febbraio 1964, laureata in Economia e Commercio alla Sapienza di Roma (Italia), attualmente vive a Lecce.
Sin da bambina ho coltivato la passione per la fotografia. Diventa fotografa per vocazione e vive perennemente con la sua Reflex da oltre trent’anni.
Ha partecipato a diverse mostre, tra cui alcune promosse dal FIOF (Fondo Internazionale per la Fotografia) nell’ambito del R-Evolution Photo Festival; ha pure vinto diversi concorsi ricevendo più volte Menzioni d’Onore, tra cui quelle del FIOF International Photographer Awards edizione 2017, 2018 e 2019, oltre ad essere finalista al Miami Street Photography Festival 2018, vincitrice con il 1° premio al concorso promosso da Amnesty International Italia 2019 e vincitrice con il 1° premio al FIIPA-FIOF 2019 per la Categoria “People”.
Alcune sue foto sono state pubblicate su importanti magazine fotografici: tra questi il National Geographic, l’Annuario FIAF, Photo Professional.
La sua fotografia è un resoconto di viaggio, una testimonianza etnica di usi e costumi di altri popoli, che in parte, con la contaminazione del mondo occidentale, si stanno perdendo. Ama molto concentrarsi sul ritratto, soprattutto quello spontaneo, che nasce dagli incontri casuali con le persone, cercando di catturarne la bellezza, le emozioni, al di là della semplice apparenza.
Di lei Silla Campanini, esperto e consulente d’arte, ha detto: «Luciana ci invita a coglierne il messaggio, getta la sua pietra, perché diventi realtà il sogno del vivere comune, in vista di una grande speranza, quella di un “umanesimo” condivisibile. L’artista ci offre una raccolta di immagini cosmopolite, ci spinge a scavare nell’anima dell’Africa, in particolare modo, ci arricchisce con l’invio di suggerimenti e, attraverso le sue azioni, di messaggi. Il suo sguardo sensibile ci rende partecipi del dolore, della pazienza, dell’orgoglio di un popolo oppresso, ma fiero, e ci porta a un cammino di riflessione».