Lo stato di abbandono in vicolo San Lorenzo

Più di un anno fa il rinvenimento delle fondazioni di un muro esterno al Tempietto, nonché i resti di un cimitero pluristratificato. Oggi quello scavo archeologico versa in un stato di totale abbandono

vicolo San Lorenzo
vicolo San Lorenzo

Davvero assurdo, quanto sta accadendo in Vicolo San Lorenzo dove più di un anno fa (eravamo agli inizi del mese di marzo), nel corso dei lavori sulla rete idrica a cura di Acquedotto Pugliese, vennero rinvenute le fondazioni di un muro esterno alla chiesa, realizzato molto probabilmente in un momento successivo alla costruzione del tempietto, nonché i resti di un cimitero medievale pluristratificato.

Il Tempietto, adiacente alle mura che circondano il nucleo medievale della Città di Mesagne, è una antichissima chiesetta dedicata al santo diacono martire Lorenzo.

In particolare, l’area del tempietto di San Lorenzo è inserita lungo il cammino dell’Appia Antica, nell’ambito del progetto ministeriale “Appia Regina Viarum” ed insieme al Parco archeologico di Muro Tenente, arricchisce l’ultimo tratto della prima via consolare che lo stesso ministero della Cultura ha candidato a Patrimonio Unesco.

Bene a distanza di più di dodici mesi siamo nel pieno dell’oblio. Vederlo abbandonato è uno schiaffo morale ad una città che ha tanto, tantissimo da raccontare.

In tutto questo tempo nulla è stato fatto da parte delle Istituzioni preposte (in primis l’Amministrazione comunale), finendo praticamente nel dimenticatoio.

Dopo l’esaltazione del momento (“Quando sono stati avviati gli interventi di scavo per il rifacimento della rete idrica nelle vicinanze del Tempietto”, dichiarò allora il sindaco della città di Mesagne, Antonio Matarrelli, “eravamo quasi certi che le attività avrebbero riservato delle nuove scoperte. E ‘uno scavo archeologico che contribuirà a far luce su un passato millenario di cui la città di Mesagne è inesauribile espressione”), nessuno ha mai più battuto ciglio.

Per la serie: se l’occhio non vede, il padrone langue.

Non resta altro da fare che combattere questa specie di “damnatio memoriae” a cui forse si vuole condannare, nel silenzio più assoluto, questo scavo archeologico.

Ma non possiamo rassegnarci al fatto che possa essere considerato sacrificabile da parte di chi dovrebbe invece curarne la condivisione e il rilancio.