“Opera Futura”, racconto di un disco che si tuffa nel futuro tenendo per mano il passato

Levante sara’ in concerto alle cave di fantiano a Grottaglie il 20 agosto

Levante

A poco più di tre anni di distanza da Magmamemoria, opus magnum di una carriera che proprio quest’anno festeggia il primo decennio, Levante -al secolo Claudia Lagona- torna sulle scene musicali a seguito di due Festival di Sanremo, una colonna sonora, un radicale cambio di look e il parto della sua primogenita Alma Futura, che ha dato l’input per il nome del quinto album in studio della cantautrice siciliana, Opera Futura.

Reduce dalla partecipazione al 73esimo Festival della canzone italiana con il brano “Vivo”, Levante abbandona lo sguardo malinconico verso il passato, quel legame difficilmente dissolubile con il cumulo di ricordi che si trascina dietro e che aveva battezzato con il neologismo Magmamemoria, diventato poi il titolo del suo album precedente. Ma oggi lo sguardo della cantautrice è diametralmente opposto: guarda al futuro, un futuro tutto nuovo e che si tinge di verde speranza, come quello che permea la copertina di questa quinta fatica.

Ed inizia così il disco di Levante, con il suono di un piano che ha esattamente gli stessi accordi dell’ultima traccia dell’album precedente – “Arcano 13”- quasi a fare da ponte tra un disco e l’altro. E questi accordi martellanti che ricordano le atmosfere dei Florence + The Machine danno inizio ad “Invincibile” che l’artista aveva scritto per il suo primo Sanremo (quello del 2021 dove ha poi partecipato con “Tikibombom”) e poi chiuso in un cassetto, un bano che è una resa dei conti, quello che resta dopo una battaglia che in realtà lascia solo distruzione e nessun vincitore. “Per la gloria tu colpisci me / predichi la gloria e non hai l’anima” canta prima di sfociare in “Vivo”, il brano presentato durante la scorsa edizione del Festival di cui Levante ha scritto a due mani sia testo che musica. Un inno alla femminilità e alla piena consapevolezza del proprio corpo, urlata con quel ridondante “Vivo un sogno erotico, la gioia del mio corpo è un atto magico” che cela in realtà il racconto di un periodo buio, quello della depressione post-partum di cui l’artista ha sofferto e di cui si parla ancora troppo poco.

Il brano che segue è “Mi Manchi”, candidata anch’essa per gareggiare al Festival di Sanremo ma che non ha avuto la meglio rispetto al brano precedente. Un brano che tra “campi di gioia e limoni” che fioriscono e riferimenti biblici a quelle “lancette sul petto come uno dei santi” ricorda il cantautorato nostrano degli anni ’70 per un testo che in realtà vuole raccontare la mancanza di qualcuno come uno strumento per affrontare il futuro.

Succede “Fa male qui”, il primo dei due brani di critica sociale e politica del disco che sono ormai un evergreen nei lavori della cantautrice. “Fa male qui, fa male pure qui / se la tua lingua biforcuta si esprime ed il paese vota” canta in questo brano che                           rispetto ai suoi precedenti pezzi a sfondo sociale convince forse un po’ meno.

“Metro” racconta della casualità di un incontro con un amore passato, quell’amore lasciato in “Ciao Per Sempre”, primo singolo estratto dall’album Abbi Cura di Te e che ritorna qui tra sorrisi imbarazzati ed un bene che in realtà non ha mai cessato di esistere.

La martellante “Leggera” incalza come un cavallo in corsa per un brano che è un inno alla gioia che tra riferimenti a Lucio Dalla e interrogativi sulla vita si presta anche come colonna sonora portante del film “Romantiche” di Pilar Fogliati, curata proprio dall’artista.

Arriva come settimo brano “Alma Futura” il brano che a pieno titolo è una dedica alla primogenita di Levante, nata nel Febbraio del 2022. Un brano intenso, che come ritornello presenta un coro femminile che canta ALMA e che con una dedica come “Ti lascio la mia voce, è tutto l’oro che ho / se mi cerchi puoi trovarmi dentro questo canto perché è per te che canto” difficilmente tratterrà il solco di una lacrima sulla guancia.

Segue “Capitale, mio capitale”, che con un titolo che scimmiotta Walt Whitman annuncia il secondo brano di denuncia sociale del disco e “Mater”, un brano che rispetto a “Vivo” scava più a fondo nella depressione post-parto e nelle aspettative che il mondo ha nei confronti di una donna che sta per diventare madre.

Il disco si chiude con l’intensa “Iride Blu e Cuore Liquido” che narra come un racconto mitologico dell’amore tra l’artista (Cuore Liquido) e il suo attuale compagno Pietro Palumbo (Iride Blu) che prende il nome dal colore dei suoi occhi, per un pezzo in cui l’autrice si chiede se davvero merita di ricevere l’amore, la cura e le attenzioni che le vengono riservate.
“Iride, quanto buio c’è dentro di me / Ho provato a spaventarti / hai sorriso in faccia ai miei fantasmi / dimmi, perché?” è la conclusione del lavoro di una Levante sempre ispirata, sempre più coinvolta nella scrittura delle musiche oltre che dei testi che questa volta prova a dare una prospettiva diversa a quella che è la proiezione della sua composizione, che guarda al domani abbracciando quella “cosa piumata che è la speranza” suggerita da Emily Dickinson e che ha deciso di personificare con il cigno che abbraccia sulla copertina del disco.

Emmanuele Falcone